mercoledì 26 ottobre 2016

Al Varrone è caccia alla classe più green

Sei bravo a  fare una buona raccolta differenziata?



Nella mattinata del 12 ottobre, al liceo Varrone  di Cassino, le classi del biennio di tutti e tre gli indirizzi (Scienze Umane, Linguistico ed Economico-sociale) hanno avuto l’occasione di partecipare al concorso nazionale “Green Game”, un’iniziativa promossa dai consorzi nazionali per la raccolta e il riciclo dei rifiuti.


Il fine di questa iniziativa è insegnare ai ragazzi una corretta raccolta differenziata dei rifiuti e, nello stesso tempo, far capire tutte le problematiche che nascono da una raccolta fatta male.
Gli alunni, non appena divisi per squadre corrispondenti alle singole classi, hanno assistito ad una lezione - molto particolare e divertente - su tutti i vantaggi di un buon riciclaggio. Ma hanno anche  compreso tutti i loro errori nel dividere i vari rifiuti, rendendosi conto di cosa un loro piccolo sbaglio può causare se ripetuto a livello nazionale.



Finalmente, dopo aver nominato i leader per ogni squadra, il gioco è iniziato.
Il quiz, strutturato a mo’ di programma televisivo, si basa su quindici domande, ognuna a risposta multipla.
Ogni leader era munito di un telecomando, con il quale poteva rispondere alle domande sullo schermo: il capitano, dopo il consulto con la propria squadra, rispondeva al quesito con il proprio controller. Per rispondere le classi avevano a loro disposizione un tempo che variava dai dieci ai quindici secondi, in base alla tipologia della domanda e, chi rispondeva con il minor tempo possibile, guadagnava più punti; guadagnando punti, si saliva ovviamente in classifica.




Dopo aver ricevuto, da parte del server, le risposte da tutti i telecomandi, appariva sullo schermo una classifica aggiornata basata sul punteggio che ogni squadra aveva raggiunto.
Durante il quiz, i leader venivano coinvolti dal “presentatore” del gioco con domande personali o inerenti al quiz.
La partita si è conclusa con la vincita da parte delle classi 1AL e 2BSU, che parteciperanno alle semifinali con altre cinquanta scuole nel Lazio.


Le classi hanno partecipato  attivamente all’iniziativa, ricevendo numerosi elogi dalla preside De Vincenzo
 e dagli stessi collaboratori di “Green Game”, che si sono mostrati felici nel trovare così tanto interesse da parte dei ragazzi.








                                           
                             Oreste Fortuna
                             Classe II BL  


martedì 27 settembre 2016

IL LICEO DEL FUTURO È OGGI

Al liceo “Varrone” la matematica è online

La mattinata del 24 settembre, agli alunni delle classi prime del liceo “M.T. Varrone” è stato somministrato un test d’ingresso di verifica delle competenze matematiche, svolto dai nostri studenti in un modo tutto nuovo: completamente online.
Gli alunni, infatti, hanno eseguito il compito sulla piattaforma del nostro liceo,  connessi alla linea Wi-Fi “Eduroam”, una rete wireless sicura, sviluppata per la comunità universitaria e diffusa a livello mondiale in più di 70 paesi; l’adesione rende il Varrone il quarto liceo in Italia partecipe di questa iniziativa.



I ragazzi, non appena seduti e connessi ad internet, hanno ricevuto un “QR Code” (un codice con il quale si può accedere rapidamente a dati ed informazioni) che ha permesso loro di accedere al test in modo pratico e veloce. Inoltre, sono stati sperimentati il sistema Byod (sostanzialmente ogni studente utilizza il proprio cellulare come strumento didattico) e le google app (strumenti per la compilazione del test).

Il riscontro dei ragazzi riguardo al test è stato decisamente positivo: gli studenti sono stati entusiasti all’idea di dover svolgere un compito di matematica sul proprio smartphone, rendendo quindi il tutto molto più stimolante e quasi simile ad un gioco.
Durante lo svolgimento della prova, le classi sono state supportate e seguite da un Team di studenti, dal professore Piero Pelosi e dalla prof.ssa Pellegrini Patrizia (per il Dipartimento di Matematica),  con l’obiettivo di agevolare gli allievi per ogni dubbio o difficoltà
. I ragazzi hanno dato molta fiducia al “Team Varrone”, assistiti in ogni loro problema o perplessità.  Ovviamente, fra i vantaggi, aver ottenuto  pochi minuti dall'esecuzione del test i risultati, così i professori di matematica in tempo reale hanno avuto il quadro della situazione


Le classi interessate sono state le nuove prime dell’Istituto, quindi all’incirca 170 ragazzi, un numero notevole che ha reso il liceo “Varrone” il terzo Istituto di secondo grado ad aver avuto il maggior numero di iscrizioni nell’a.s. 2016/17 nella nostra città.
Nella mattinata ci sono state due “sessioni” di test, divise tra il liceo linguistico e il liceo delle scienze umane e, naturalmente, la fine di ogni prova è stata seguita da un immancabile foto di gruppo con gli alunni e il team.


Un sentito ringraziamento va al nostro Dirigente Scolastico, prof.ssa Filomena de Vincenzo,  che fortemente ha voluto implementare e rendere possibili questi processi di didattica innovativa all'interno del Liceo Varrone.





Oreste Fortuna
Classe II B – Liceo Linguistico
IMS “Varrone” - Cassino

lunedì 2 maggio 2016

LAZIO SENZA MAFIE: UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DELLA LEGALITÀ

Lazio senza mafie: è questo il titolo, semplice e diretto, del secondo meeting regionale sulla legalità e sulla lotta contro le organizzazioni di stampo mafioso, che si è tenuto presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma dal 14 al 21 marzo.

La mattina di martedì 15 marzo, le classi 4°A linguistico e 4°C articolato del Liceo “Varrone” di Cassino  hanno avuto l’occasione e l’onore di parteciparvi, assistendo agli interventi di molte personalità di spicco nel mondo dell’antimafia; tra i più importanti:  il Prefetto di Roma Franco Gabrielli, il Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi. 



Lo scopo principale della conferenza è stato diffondere tra i giovani il senso della legalità e della giustizia, armi necessarie nella lotta contro la criminalità organizzata. In questa prospettiva è stato quindi trasmesso ai presenti il bisogno di prendere coscienza di queste realtà da parte delle nuove generazioni, in quanto spesso ignorano e trascurano il male che si cela dietro l’apparenza normalità di tanti comportamenti, facendo capire che non è radicato solo ed esclusivamente nel Sud, ma in tutta Italia e nel mondo intero, essendosi diffuso come un cancro.




 “Non smettere di lottare”, è questo l’appello fatto ai giovani presenti, condiviso da tutti gli ospiti, in particolare dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha spiegato che smettere di combattere, anche nel proprio piccolo, vuol dire darla vinta alla mafia e che quindi non bisogna assolutamente commettere l’errore di delegare questa battaglia esclusivamente alle istituzioni, poiché tutti, che siano piccole o grandi azioni, devono fare qualcosa.

 Il fenomeno della mafia è ben consolidato anche nella nostra regione e non bisogna avere paura di ammetterlo, perché se fa capire di essere dalla parte giusta, si compie il primo grande passo per sostenere la battaglia.


Il presidente Zingaretti

 

Il momento più importante della conferenza è stato quello della cosiddetta “lezione di legalità” del Procuratore Pignatone che, dall’alto della sua esperienza caratterizzata da anni di lotta in Sicilia contro Cosa Nostra, ha spiegato ai ragazzi come contrastare l’illegalità anche con i gesti più insignificanti, come non parcheggiare in doppia fila oppure pagare le tasse. È dunque questo il concetto base che si è voluto trasmettere ai giovani: fare il proprio dovere all’insegna della legalità, in quanto cittadini di questo Paese e, come ha successivamente ha ribadito il Procuratore generale Giovanni Salvi, accanto alla responsabilità delle istituzioni ci deve essere quella di noi cittadini con il ruolo attivo di protagonisti della legalità.


Il magistrato Pignatone

La conferenza è poi terminata con l’intervento dell’onorevole Bindi, che ha invitato le nuove generazioni a prestare attenzione, in quanto sono  le più esposte al pericolo scaturito dalle attività illegali di stampo mafioso. Perciò, nell’ambito di quanto esposto, è opportuno che tutti i cittadini prendano coscienza che la legalità è un obbligo sociale da rispettare necessariamente. 



                                 L'onorevole Bindy                                               


Con questo appello si è dimostrato l’interesse da parte delle istituzioni nel coinvolgere i giovani nel prendere coscienza di questo mondo caratterizzato anche dalla illegalità. Infatti,  schierandosi tutti, con il contributo fondamentale dei giovani, dalla parte della giustizia si fornisce l’opportunità di avere un futuro migliore; in quanto, citando Don Giuseppe Puglisi: “se ognuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto”.





 



Giovanni Guerra IV AL

Liceo Linguistico – IMS “Varrone”     



martedì 9 febbraio 2016

LE NUOVE POVERTÀ: LA VITA, NIENT'ALTRO

Hanno perso tutto; le loro vite sono oscure, come una notte senza stelle. Hanno perso tutto; la loro quotidianità ,un tempo biasimata, ora rimpianta. Hanno perso tutto; la loro spensieratezza, la convinzione che alla fine capita sempre agli altri. Ma le vittime da sacrificare sull'altare della povertà sono state loro: i nuovi poveri. Le luci sfavillanti dell'Albero della Vita coprono le necessità e i bisogni dei nuovi poveri; ma nel dopo Expo è ancora più evidente che non possiamo restare impassibili di fronte alla drammaticità di queste vite. 

Vincent Van Gogh
Una importante azione di aiuto verso coloro che vivono queste drammatiche condizioni è svolta dalle numerose associazioni che donano loro un supporto .Ad esempio, il Banco Alimentare recupera eccedenze alimentari e le ridistribuisce gratuitamente ad associazioni caritative che svolgono una attività di assistenza verso gli indigenti. Di fronte alla tragicità di queste vite sospese non si può non notare che un gran numero di poveri è costituito dai minori. Si apre, in questo modo, un nuovo problema: l'esclusione sociale. Molte volte questi giovani sono tenuti fuori dalla società, non è riconosciuto loro il diritto o la possibilità di far parte di un gruppo, di godere di una prerogativa; sono estromessi dal sociale e, attraverso la logica irrazionale dell'abitudine all'omologazione del pensiero, non considerati idonei di fronte a coloro che sono stati più fortunati. 

Questo processo multidimensionale di allontanamento impedisce loro la piena partecipazione alla loro stessa comunità. Il poeta Inglese W.H.Auden affermava: "La fame non lascia altre scelte:amarsi gli uni con gli altri oppure morire".
Per comprendere a fondo il significato intrinseco di questa frase e, dunque, per immergersi a pieno nelle vite di queste persone, bisognerebbe partecipare alla loro quotidianità, recandosi in quello che è il punto di riferimento dei diversi clochard, ovvero la mensa della Caritas. Si farebbe parte di un mondo in continuo movimento, in cui alcuni non avrebbero mai immaginato di doversi trovare. Da qui, dunque, possiamo affermare che quella della povertà, molto spesso, non è una condizione che si acquisisce dalla nascita, ma può presentarsi all'improvviso. 


Ci colpisce,la povertà, fredda e impassibile ,e ci trasporta nella sua irregolare normalità. Negli ultimi anni, soprattutto a causa della crisi economica e alla conseguente formazione di nette diseguaglianze tra i redditi, le vite di molte persone sono state turbate, e si sono venuti a creare vari tipi di povertà, con effetti gravi e spesso duraturi.
La parola "povertà"può avere varie accezioni, e il concetto stesso di povertà è di interpretazione incerta e dibattuta: si vengono, così ,a creare due principali tipi di povertà: quella relativa e quella assoluta .

Rosario Capuana
La povertà relativa è quella che negli ultimi anni si è maggiormente diffusa; ha causato, in coloro che sono stati coinvolti dalla sua violenza, una situazione di malessere e di disagio, determinato da profondi squilibri interiori e dalla mancata corrispondenza tra valori e stili di vita, sintomo e allo stesso tempo conseguenza di mutamenti organici e strutturali. La lotta alla povertà ai fini di ottenere una società più equa ed omogenea è un tema etico sempre più ricorrente. È necessario, dunque, attuare politiche economiche allo scopo di arginare questo fenomeno. Una importante e vigorosa azione in questo senso è svolta anche grazie alla diffusione dell'informazione, alla introduzione di Internet e, quindi, alla globalizzazione. 

Tutti questi elementi hanno contribuito ad una maggiore sensibilizzazione della società civile, che si è resa conto che non possiamo più fare finta di niente, non possiamo più permettere che quello della povertà diventi un fenomeno circoscritto ed isolato. La povertà ci ricorda che gli altri siamo noi. È entrata nelle nostre strade, nei nostri occhi, nelle nostre vite, in maniera così eclatante. Ha distrutto la nostra illusione di benessere. Non siamo nati per vivere questo, ma bisogna scegliere di vivere. È la sola risposta possibile.



Andrea Santo – V A

Liceo Linguistico 
 IMS “Varrone” – Cassino

lunedì 8 febbraio 2016

LETTERA APERTA AD UNA MENTE CHIUSA

Caro lettore,
Ti starai chiedendo come mai un ragazzo così giovane abbia tempo ed inchiostro da sprecare per te, invece che studiare oppure interessarsi alle frivole tematiche proprie di quest’età.
Ti risponderò senza preamboli o lunghe introduzione ornate da belle parole, ti risponderò e non solo cercherò in tutti i modi, e chissà se ci riuscirò, di afferrarti metaforicamente per il collo e darti tanti metaforici schiaffi in faccia.

Vladmir Kush

Perché parlo a te, uomo dalla mente costipata, parlo a te con il sangue negli occhi carichi di rabbia, perché sono impulsivo e vedere il tuo arbitrario agire nelle vite degli altri come se avessi, tu e solamente tu, il monopolio dell’agire umano accresce quel funesto e rabbioso fuoco di disgusto che arde in me.
Tu che con le tue filosofie di vita giudichi e conduci l’uomo, lo manipoli e lo muovi come il più abile maestro di scacchi muove le sue pedine, lo fai per i tuoi interessi o per gli interessi di chi si lascia muovere dalle tue labbra, e come una madre partorisci dalle tue idee un esercito di ben pensanti, giudici delle nostre vite e del nostro avvenire, giudici che direttamente ed indirettamente limitano e condizionano il nostro essere, opprimendo il diritto della libertà che non ci appartiene più e mai tornerà.



Legislatori con idee altrui basate sulla noncuranza ed una profonda negligenza del tutto, tralasciando  tutte le sfumature che compongo il mondo e considerando di esso solamente i colori primari, privati della loro mutevole e sconfinata essenza che ne rappresenta il reale sentimento di libertà, o forse un’ipotetica sbagliata metafora di quello che sbagliati preconcetti e stereotipi possono creare nell’immaginario collettivo.
Faccio oramai parte di un mondo dove la conoscenza è diventata un inutile ed ingombrante peso, dove l’agire si basa unicamente sul “LUI dice così” come se quel LUI conoscesse la sconfinata realtà del mondo, dove chi giudica e chi fa le leggi considera gli umani come macchine corrotte tutte dal medesimo virus, non accorgendosi della miriade di errori di calcolo che noi umani possiamo commettere anche involontariamente.

Ma ahimè vivo qui, su questa terra sbagliata, un pianeta che ha dato vita al suo stesso nemico, un nemico che in modo improprio si erge sulla vetta più alta del mondo e rivendica la propria paternità sul tutto, non accorgendosi di essere solamente una misera formica in una scatola non più grande di lui, ed il tutto che sfugge al suo controllo, e l’incontrollabile tutto, dove la repressione delle anime diventa l’unica giustificazione della paura di essere piccoli e indifesi, proprio come delle piccole formiche, ma non trovo giustificazioni per la Bestia che siamo diventati.
Alberto Sordi
                                                                                                       Cordiali saluti,                                                                                                                                                            ATLAS


PS
Non esorto nessuno a considerare vere le mie parole, ma chiedo solamente di fermarsi un attimo a riflettere su di un pensiero o un idea che si sparge nella mente e che contagia altri cervelli e costruisce menti non più autonome ma sinergiche.
Ed il meccanismo oramai corrotto, considerabile alla stregua di un industrializzazione dei  pensieri  o produzione in serie di cervelli.
Non c’è più spirito di umanità, siamo condannati all’estinzione del nostro essere reali, imperfetti, difettosi, unici ed umani.




Nicola Botta
 CLASSE IVA 
Liceo delle Scienze Umane
IMS “Varrone di Cassino

venerdì 1 gennaio 2016

VOLEVO FARE LA MAESTRA

Spesso non sappiamo dove iniziano i nostri sogni, ma sappiamo dove si interrompono. 
Il mio sogno si infranse l'estate in cui terminai la terza media, e mio padre decise che il mio percorso scolastico sarebbe terminato lì. Premetto che questa decisione non venne presa per mancanza di mezzi per sostenermi agli studi, ma per paura.
Sembra strano, ma fu così.






Lui, mio padre, l'uomo più importante della mia vita, mi aveva seguita con una costanza ammirevole, insegnandomi a leggere e scrivere. Ogni giorno veniva a prendermi a scuola, non mancava ad un solo colloquio scolastico, ed era sempre presente a tutte le recite. Ma, come tutti i genitori, aveva le sue paure: terminata la terza media, il fatto che io dovessi uscire fuori dal piccolo paese, frequentare una scuola lontana dove non poteva più vigilare sulla mia persona, per lui era insopportabile; probabilmente la riteneva una responsabilità che non riusciva ad assolvere.
Sperai da giugno a settembre in un suo ripensamento, ma nulla cambiò. 
Mi fece fare diversi corsi di taglio e cucito, e anche un corso di dattilografia. Devo dire che negli anni successivi, e ancora oggi, ho sempre portato avanti il lavoro sartoriale, riuscendomi ad adattare e a superare tante difficoltà.
A vent'anni mi sposai e a venticinque anni ero già mamma di tre figli. Il mio compito di madre è stato passionale, ho amato e messo i miei figli sempre al primo posto nella scala delle priorità, del resto come quasi tutte le madri.




Ho cresciuto in seguito i miei figli con la stessa dedizione e l’interesse con cui lo aveva fatto mio padre, cercando solo di non ripeterne gli errori e i limiti.
Ma i figli crescono, gli affetti vanno a mancare e lasciano un gran vuoto, però i sogni ritornano sempre al destinatario, il quale ne è stato anche il mittente. Così, qualche anno fa mi iscrissi, anche dietro  suggerimento dei miei figli, ad un istituto tecnico serale, l’unica possibilità di poter conciliare lo studio con i miei impegni familiari.
Ma mi accorsi presto che non era quella la scuola dei miei sogni. I corsi si svolgevano nel pomeriggio, con “studenti” motivati soprattutto a prendere il cosiddetto “pezzo di carta” e, per di più, con materie per me poco congeniali.


A Sx la prof. Molle che "interroga" Assunta
Io amo la letteratura, la filosofia, la pedagogia. Ricordo ancora gli struggenti versi di Ungaretti, la malinconia di Gabriele D'Annunzio, di quando in classe alle medie trovavo i versi di Ungaretti troppo forti per la mia sensibilità. Ma non per questo li ho rimossi, anzi sono quelli che non ho mai dimenticato. 
Così, lo scorso settembre, ho chiesto il nulla osta per trasferirmi al Magistrale, l'attuale Liceo “Varrone” di Cassino. Dopo qualche giorno sono entrata a far parte del V A SEC (liceo delle Scienze Umane, opzione Economico-sociale) del corso diurno.
Per me è stato uno dei giorni più belli della mia vita; quando sono entrata ho pensato che avevo atteso quel giorno per trentadue anni: ero felice!






Nonostante la stanchezza organizzativa scolastica e familiare, entro ogni giorno a scuola contenta di seguire le lezioni e di condividere con i miei compagni di classe, perlopiù diciottenni, opinioni e progetti.
Se Ungaretti vicino alla morte rivalutò la grandiosità della vita, noi dovremmo valutare la bellezza della conoscenza ogni giorno. E se Leopardi nel suo pensiero pessimistico dice che l'uomo fa parte di un meccanismo cosmico, e quindi la felicità e il piacere sono difficili da raggiungere, noi quanto meno ci dobbiamo provare.






Di sicuro nei cassetti della nostra anima qualcosa che ci può rendere felici c'è sempre.
Ah, dimenticavo,  sono nata in un freddo giorno di gennaio e correva l'anno 1969… Poiché siamo nell'era tecnologica vorrei mandare un messaggio a tutti, giovani e adulti: se la felicità si dimentica di noi, abbiamo il dovere di andare a cercarla, poiché la vita è il dono più bello che si possa ricevere ed è un peccato sprecarla.



                                                                   
     Assunta Vanigioli

Classe V A
Liceo delle Scienze Umane
opzione Economico-Sociale